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Tra cinema e realtà: il Disturbo Ossessivo-Compulsivo
Nel film Qualcosa è cambiato, diretto da James L. Brooks, il protagonista soffre di una patologia che affligge oltre il 2% della popolazione mondiale, con 800.000 casi rilevati in Italia: il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC). Melvin Udall (un formidabile Jack Nicholson) è uno scrittore di romanzi sentimentali, il quale manifesta idee e comportamenti ossessivi che lo allontanano dalla possibilità di portare avanti relazioni affettive significative. Grazie a Carol, madre single che lotta per garantire un’esistenza dignitosa al figlio, affetto da una grave forma di asma, la sua vita subisce una scossa e Melvin riacquista la speranza e la voglia di intraprendere un vero percorso di cura. Nella finzione cinematografica possiamo trovare diversi personaggi con tratti di personalità assimilabili al DOC: dal complicato e maniacale Felix, interpretato da Jack Lemmon ne La strana coppia, al fianco di Walter Matthau; al magnate Howard Hughes, mirabile prova d’attore di Leonardo di Caprio in The Aviator, di Martin Scorsese. Ritratti a volte ironici, a volte intensi e disperati. Cosa sperimenta, nella realtà, chi soffre di un Disturbo Ossessivo-Compulsivo?
Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo è caratterizzato dalla presenza di pensieri ossessivi e comportamenti compulsivi, che si manifestano con intensità e frequenza tali da provocare marcato disagio soggettivo e alterazioni del funzionamento sociale e lavorativo nella persona (Lensi P, Bogetto F, Ravizza L, Cassano GB, 1994). Le ossessioni sono idee, pensieri, immagini o impulsi persistenti che vengono vissuti come intrusivi, senza senso, e causano ansia e disagio marcati (Lensi P, Bogetto F, Ravizza L, Cassano GB, 1994). Possono essere rappresentate anche da rimuginazioni, convinzioni o paure. Le prime si possono manifestare, ad esempio, come pensieri prolungati e inconcludenti su questioni metafisiche; le convinzioni si basano di frequente su idee a contenuto magico; le paure sono rivolte in genere allo sporco, alla contaminazione o alla possibilità di provocare un danno a sé o ad altri, in conseguenza di un’azione compiuta male (Hollander E, Simeon D, Gorman JM, 2003). Il termine “ossessione” deriva dal Latino obsidere che significa “assediare”. L’individuo si sente, infatti, come assediato da tali contenuti mentali che lo turbano e lo infastidiscono (Bogetto F, Maina G, 2003).
Le compulsioni (dal Latino compellere, costringere) sono, a loro volta, comportamenti ripetitivi o atti mentali che l’individuo sente di dover mettere in pratica come risposta alle ossessioni, o allo scopo di neutralizzare o prevenire specifici eventi o situazioni temute (Lensi P, Bogetto F, Ravizza L, Cassano GB, 1994).
Nel caso washers o lavatori – che rappresentano il 25-50% dei pazienti affetti da DOC – i rituali compulsivi si esprimono con continui lavaggi, sia del proprio corpo che d’oggetti d’uso quotidiano, che possono durare anche diverse ore, in risposta alla paura ossessiva della contaminazione, dello sporco e dei germi (Hollander E, Simeon D, Gorman JM, 2003).
I cosiddetti checkers, o controllori, sono invece accomunati da un dubbio patologico che li induce di continuo a verificae di continuo il proprio operato, anche se ciò non basta a risolvere il dubbio, che anzi spesso aumenta (Hollander E, Simeon D, Gorman JM, 2003). Alcune compulsioni possono non essere rilevabili sul piano comportamentale ed esprimersi mentalmente, ad esempio attraverso la ripetizione di preghiere, stralci di conversazioni già avvenute o con rituali di conta. Altre possono riguardare rituali d’ordine e d’accumulo d’oggetti (Bogetto F, Maina G, 2003).
Nel DSM-V, il Manuale Diagnostico e Statistico riconosciuto a livello internazionale per la classificazione dei disturbi mentali, il Disturbo Ossessivo-Compulsivo trova una nuova collocazione. È stato creato, infatti, un nuovo capitolo specifico: l’Obsessive-Compulsive and Related Disorders. Questo comprende, oltre al DOC, la Tricotillomania, il Disturbo da Dismorfismo Corporeo, il Disturbo da Accumulo Patologico (Disposofobia) e il Disturbo da Escoriazione (stuzzicamento della pelle) (www.dsm5.org). La Disposofobia, in particolare, è un fenomeno in crescita (ne soffrono tra il 2 e il 5% degli italiani) e nel 10% dei casi “l’accumulo è secondario e dipendente da tipiche ossessioni del DOC” (http://www.disposofobia.org/la-disposofobia-nella-ricerca-scientifica/).
Per quanto concerne l’origine del Disturbo Ossessivo-Compulsivo, una delle ipotesi oggi più accreditate è quella che riconosce alla base di tale disturbo una disregolazione di alcuni sistemi neurotrasmettitoriali, in particolare quello serotoninergico (Lensi P, Bogetto F, Ravizza L, Cassano GB, 1994; Bogetto F, Maina G, 2003). Nel recente articolo “Functional Neuroimaging of Avoidance Habits in Obsessive-Compulsive Disorder”, Claire Gillan ed i suoi collaboratori della New York University suggeriscono che le cause del DOC sono spesso da ricercare in un’iperattività del nucleo caudato (http://ajp.psychiatryonline.org/).
L’approccio terapeutico si avvale dell’utilizzo della terapia psicofarmacologica in sinergia con l’intervento psicoterapeutico.
Per quanto riguarda la Psicoterapia, nel trattamento del Disturbo Ossessivo-Compulsivo, l’obiettivo è quello di permettere alla persona di rielaborare i propri vissuti emozionali relativi alla sintomatologia presentata, ma anche quello di aiutarla a trovare strategie che le permettano di mantenere un buon funzionamento sociale e lavorativo (Bogetto F, Maina G, 2003). Si è osservato, inoltre, che i gruppi di sostegno psico-educazionale, rivolti sia alle persone affette da DOC che ai loro familiari, sono molto utili ai fini terapeutici (Hollander E, Simeon D, Gorman JM, 2003).
Il DOC può essere riconosciuto attraverso una Consulenza Psicologica e, certamente, trattato.
Come procedere
Se senti di avere necessità di una Consulenza in ambito Individuale, piuttosto che di Coppia o Familiare, puoi fissare un appuntamento contattando i numeri 06 92599639 o 388 8242645, o puoi scrivere all’indirizzo e-mail info@massimocanu.it
In caso di impossibilità a poter raggiungere lo Studio, in Roma, potrai fare altrettanta richiesta per una prestazione On-Line, avvalendoti della piattaforma web appositamente realizzata. E’ intuitiva, rapida e sicura.
A conclusione di tale fase consulenziale, sia in Presenza che On-Line, sarà definito quanto emerso nel corso del lavoro e, eventualmente, saranno focalizzati gli obiettivi per l’avvio di una Psicoterapia, la quale potrà essere Individuale, di Coppia o Familiare.
Chiedere aiuto è un segno di forza e, soddisfare i tuoi bisogni psicologici, equivale a compiere il più importante atto d’amore che possa fare verso la tua persona, ancor prima che per coloro che condividono la loro vita con te.