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Disabilità: quando lo sport supera le barriere

Dal 21 al 31 ottobre, a Doha, capitale del Qatar, si è svolto il Campionato Mondiale Paralimpico di Atletica Leggera, un evento che ha visto la partecipazione di oltre 1.300 atleti provenienti da più di 100 paesi, 20 in più rispetto alla precedente edizione di Lione. Una conquista importante, che porta il segno di anni di battaglie sociali e culturali, volte a promuovere l’identità degli sport paralimpici e gli eccezionali risultati raggiunti da atleti per i quali la disabilità non ha rappresentato un limite, bensì un incentivo a coltivare e potenziare ciascuna abilità di cui fossero in possesso, con una determinazione e una forza d’animo che li ha portati a collezionare record sbalorditivi, tanto da tributare loro non solo il titolo di campioni, ma di veri e propri eroi.

In attesa dei prossimi Giochi Paralimpici, che si terranno a Rio de Janeiro nel settembre 2016, la Nazionale azzurra ha schierato in campo 13 atleti, 8 donne e 5 uomini, conquistando ben 4 medaglie. Nonostante l’inaspettato quarto posto nei 400 metri di Alvise De Vidi, “l’atleta più decorato della storia paralimpica italiana con 34 medaglie all’attivo” (www.fidal.it), c’è stata grande soddisfazione per gli esiti complessivi della gara:

“Anche all’ultima giornata dei Mondiali Paralimpici di Doha l’Italia tira fuori dal cappello un’altra magia, questa volta per mano (e braccio) di Assunta Legnante. La lanciatrice napoletana non vedente, già protagonista di memorabili successi da normodotata e ora da atleta paralimpica, travolge le avversarie nel getto del peso F11/12 e si mette al collo la meritata medaglia d’oro. […] L’Italia lascia Doha con un pacchetto di 4 medaglie (oro per Legnante e Caironi, argento per Caironi nel lungo T42 e bronzo di Oxana Corso nei 200 T35), un record del mondo migliorato in due giorni per opera della stessa Caironi tutti sui 100, tre quarti posti (De Vidi, Corso nei 100 T35 e Federica Maspero nei 400 T43/44) e molti altri piazzamenti di prestigio nei primi otto” (www.fispes.it).

Onorificenze che riassumono l’impegno, la tenacia, la passione di persone per le quali anche il più piccolo gesto ha rappresentato una conquista. Indipendentemente dai colori di cui si fanno portabandiera, questi eroi dello sport rappresentano un esempio di eccellenza, non solo sotto il profilo atletico. Le loro storie personali rivelano quanto il sano agonismo e la competitività sportiva, pur in condizioni di estrema difficoltà, possano rappresentare uno strumento mediante i quali misurarsi e riuscire a crescere. La prima edizione dei Giochi Paralimpici si tenne a Roma nel 1960. Nel 1976, in Svezia, si disputarono le prime Paralimpiadi Invernali. Inizialmente, sorsero per “promuovere l’attività sportiva e la competizione agonistica fra persone disabili a livello internazionale” (www.edusport.it), ma in oltre cinquant’anni, quella che inizialmente sorse come competizione “parallela” rispetto ai Giochi Olimpici tradizionali, ha guadagnato sempre più terreno nel cuore degli spettatori. In occasione del Campionato di Doha, il Presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Andrea Pancalli, ha posto l’accento sul significato profondo di una gara che va al di là degli aspetti meramente agonistici: “Rappresenterete tutto il Paese, e soprattutto quei tanti ragazzi disabili che ancora non si sono avvicinati al nostro meraviglioso mondo” (http://www.gazzetta.it/Sport-Vari/12-10-2015/paralimpici-italia-vista-rio-mondiali-doha-atletica-130474281129.shtml?refresh_ce-cp).

Lo stesso Pancalli, ricorda quanto sia importante, in quest’opera di promozione ed inclusione sociale delle persone con disabilità, il ruolo della FISD (Federazione italiana sport disabili), un organismo riconosciuto a tutti gli effetti dal CONI:

“L’elemento differenziale tra la FISD e le altre entità sportive risiede nella peculiarità delle sue azioni e iniziative improntate, al di là degli evidenti contenuti tecnico-sportivi, al perseguimento di valori culturali, etici e sociali, alla piena tutela e integrazione del disabile nello sport e nella vita civile. Gli scopi primari perseguiti dalla FISD, quindi, non si esauriscono nello svolgimento dell’attività paralimpica e di alto livello, direttamente collegata al CONI, sotto il profilo sia tecnico-organizzativo sia finanziario, ma estendono la loro impronta pregnante su una realtà non meno significativa di quella squisitamente agonistica. In questo senso l’azione della FISD è anche tesa a promuovere l’attività sportiva quale strumento riabilitativo e di risocializzazione tra tutte le forme di disabilità e a divulgare in tutti i settori e a tutti i livelli la cultura della disabilità” (www.fisdir.it).

È fondamentale, dunque, far emerge la valenza sociale e culturale dell’attività sportiva, che rappresenta un potente mezzo di inclusione ed integrazione, non solo per le persone con disabilità, ma per chiunque: “Lo sport, partendo da ciò che una persona è in grado di dare o di fare, stimola la considerazione di sé e della propria esistenza” (L. De Anna- R. Gianfagna, L’integrazione scolastica e sociale, n. 6/4, 2007). L’attività agonistica non influisce positivamente solo sul corpo, favorendo un buono stato di salute fisico, ma ha un effetto importante anche sulla sfera psichica della Persona, incidendo sulla sua capacità di attivarsi e di reagire alle situazioni che la vita le pone davanti. In questa prospettiva, lo sport rappresenta uno strumento di riabilitazione che considera la Persona nella sua globalità, un approccio cosiddetto olistico, che mira non solo alla riduzione dei deficit motori o della “malattia”, ma punta soprattutto alla migliore prospettiva di vita e di realizzazione della Persona.

È importante, inoltre, non tralasciare le possibilità relazionali offerte dall’attività sportiva, soprattutto per quanto riguarda gli sport di squadra. Far parte di un team, che lavora insieme per raggiungere lo stesso obiettivo – e all’interno del quale, ognuno assume un ruolo ben definito, calibrato in base alle proprie potenzialità – consente a chiunque, e in particolare alle persone con disabilità, di confrontarsi serenamente con gli altri, con la certezza di poter offrire un contributo alla propria squadra sfruttando le abilità personali.

Come procedere

Se senti di avere necessità di una Consulenza in ambito Individuale, piuttosto che di Coppia o Familiare, puoi fissare un appuntamento contattando i numeri 06 92599639 o 388 8242645, o puoi scrivere all’indirizzo e-mail info@massimocanu.it

In caso di impossibilità a poter raggiungere lo Studio, in Roma, potrai fare altrettanta richiesta per una prestazione On-Line, avvalendoti della piattaforma web appositamente realizzata. E’ intuitiva, rapida e sicura.

A conclusione di tale fase consulenziale, sia in Presenza che On-Line, sarà definito quanto emerso nel corso del lavoro e, eventualmente, saranno focalizzati gli obiettivi per l’avvio di una Psicoterapia, la quale potrà essere Individuale, di Coppia o Familiare.

Chiedere aiuto è un segno di forza e, soddisfare i tuoi bisogni psicologici, equivale a compiere il più importante atto d’amore che possa fare verso la tua persona, ancor prima che per coloro che condividono la loro vita con te.