Hikikomori, ovvero la vita in una stanza. La vita trascorre in una stanza, dove le…
Vedersi grasse: il peso dell’insicurezza
L’Estate porta con sé un rituale che, per molte Persone, può rappresentare fonte di disagio e imbarazzo. La famigerata “prova costume”, evocata come una litania dagli spot televisivi e dagli inserti pubblicitari che ammiccano dalle pagine delle riviste, quando le Persone sono portate a vedersi grasse e poco attraenti, può rappresentare motivo di ansia, talvolta perfino di angoscia. Con l’arrivo del caldo, la necessità di mostrare al mondo parti di sé che durante la stagione fredda sono rimaste accuratamente celate, può far emergere, nelle donne quanto negli uomini, insicurezze che non riguardano solo l’aspetto fisico, ma coinvolgono nel profondo anche la sfera emotiva e sessuale. E se un sano spirito critico può indurre a prendersi più cura del proprio corpo, correggendo piccoli difetti attraverso l’attività fisica e una corretta alimentazione, l’ossessione per le diete, la tendenza a “sezionare” la propria immagine riflessa nello specchio, alla costante ricerca di inestetismi reali (spesso vissuti in maniera amplificata) e/o presunti, è senz’altro indice di un possibile malessere.
Gli studi dimostrano che sono soprattutto le donne a sperimentare questo senso di inadeguatezza. Il bikini, feticcio di molte generazioni che, negli anni ‘50 e ‘60 ha creato una rivoluzione nella moda e nel costume, divenendo simbolo di seduzione e di emancipazione femminile (http://www.biography.com/news/history-of-the-bikini), non per tutte è espressione di libertà e spensieratezza. Per alcune donne, giovani e meno giovani, diviene la condizione con la quale contattano forzosamente le proprie insicurezze. Il bombardamento mediatico ci ha abituati a fisici scultorei, glutei scolpiti sorretti da gambe toniche e snelle; uno stereotipo occidentale, che è divenuto un canone estetico universalmente apprezzato. E poco importa se la cultura classica, per secoli, ha celebrato l’armonia del corpo femminile in un trionfo di forme morbide e opulente. Per le ragazze di oggi, equipararsi a quel tipo di bellezza, equivarrebbe a vedersi grasse, goffe e inadeguate.
Con il dilagare dei social network, oltretutto, il titolo di potenziale “rivale” non è più appannaggio esclusivo di attrici e top model. La moda del selfie e la tendenza, da parte di molte giovani donne, a “postare” foto in costume e in pose sensuali, moltiplica le possibilità di confronto, con l’ulteriore aggravante che, in questi casi, il termine di paragone è una Persona “reale”, che si può incontrare nella vita di tutti i giorni. Vedersi grasse al cospetto di una modella può risultare più accettabile, perché le ragazze da copertina vengono percepite, in qualche misura, come inarrivabili. Vedersi grasse al cospetto di un’amica o di una compagna di classe, ovvero con coloro che si ritengono “alla pari”, può risultare molto più doloroso.
Nella ricerca Facebook and College Women’s Bodies: Social Media’s Influence on Body Image and Disordered Eating, condotta dall’Università di Strathclyde (Scozia), sono stati analizzati gli effetti negativi che l’uso massivo di Facebook può comportare sull’immagine che le giovani donne sviluppano in relazione al proprio corpo. La ricerca ha coinvolto 880 studentesse, di età compresa tra i 18 e i 25 anni, mostrando come con l’aumentare del tempo trascorso in Rete le ragazze avevano una peggiorata percezione del loro corpo:
“il social network aumenta il numero di comparazioni negative tra la propria immagine e quella di altre, amiche, conosciute o meno, incrementando il senso di disagio verso la propria estetica […]. Quelle che si sfogliano in rete sono esistenze reali frazionate in pixel, semplici utenti, iscritti come ciascuno di noi. Non sono manifesti pubblicitari lontani, riviste patinate, non sono spot, la comparazione diventa senza filtri. Maggiore è il tempo trascorso su Facebook, maggiore è l’impatto negativo sulla considerazione del proprio corpo.” (http://www.repubblica.it/tecnologia/2014/04/12/news/facebook_donne-corpo-83416292/)
Vedersi grasse, sentirsi insignificanti e poco seducenti, talvolta, è uno scherzo della mente. Tuttavia, soprattutto tra le ragazze più giovani e, di conseguenza, più fragili e insicure, la percezione del proprio aspetto fisico può arrivare ad essere talmente distorta da assumere tratti patologici che possono esprimersi in termini di veri e propri Disturbi del Comportamento Alimentare.
I dati statistici, riguardanti i Disturbi del Comportamento Alimentare sono allarmanti e coinvolgono soprattutto le ragazze giovani. In Italia, ne soffrono circa 3 milioni di Persone: nel 95% dei casi si tratta di donne, sebbene il fenomeno stia aumentando anche tra gli uomini, appartenenti alla fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni (www.istat.it).
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A conclusione di tale fase consulenziale, sia in Presenza che On-Line, sarà definito quanto emerso nel corso del lavoro e, eventualmente, saranno focalizzati gli obiettivi per l’avvio di una Psicoterapia, la quale potrà essere Individuale, di Coppia o Familiare.
Chiedere aiuto è un segno di forza e, soddisfare i tuoi bisogni psicologici, equivale a compiere il più importante atto d’amore che possa fare verso la tua persona, ancor prima che per coloro che condividono la loro vita con te.